Tinnirello Nicolò

Tinnirello Nicolò

« La mia prima sigaretta (ed il mio Microcitoma Polmonare) »

Avevo si è no 13 anni. Frequentavo la 2^ o la 3^ classe di Avviamento Professionale a Tipo Agrario, ora sostituita ed unificata in Scuola Media Statale. Dei miei compagni la maggior parte fumava. Io guardavo e respiravo il loro fumo senza che mi attirasse l’idea di fumare anch’io . Anche perché non avrei avuto possibilità di comprarne, sigarette.

Non era un compagno di scuola ma tramite loro, conobbi Stefano C. che se non avesse avuto una sorella di diversi anni più grande di lui, si poteva benissimo dire che era figlio unico di madre vedova. Io la domenica avevo la mia paghetta che mi permetteva di andare al cinema ed eventualmente comprarmi un gelato o qualche gomma da masticare o delle caramelle. Le caramelle le preferivo all’anice. Trascorse quelle due ore circa al cinema, lo svago domenicale era finito perché in paese non c’era nessuna attrattiva per noi ragazzi. Tant’è che spesso si approfittava di una singolare offerta da parte del Cinema Teatro Roma ( adesso ci abito a 20 metri ed è, per la terza volta in restauro ma già da 4 – 5 anni). Dicevo dell’offerta che era quella di proiettare due film al prezzo di uno. Spesso uno non era tanto gradito ma ci si andava per stare più tempo al cinema.

Cominciai ad andare al cinema con Stefano C. che si poteva permettere qualche spesa in più. Solo che la sua voglia di spendere si manifestò soprattutto nel comprare un pacchetto di Pall-Mall senza filtro. Lunghe sigarette americane.
Più che voglia di fumare ero curioso di sapere cosa succedesse aspirando il fumo di sigaretta.

Entrammo del cortile delle Scuole Elementari G. Cirincione (nelle vicinanze del cinema). Ci sedemmo sugli scalini di uno degli ingressi della scuola e lo imitai accendendo una sigaretta che più che fumata da parte mia fu osservata , studiata e più che aspirata, soffiata. Dopo dieci minuti, forse meno, dalla prima, accendemmo la seconda. Questa cominciai ad aspirarne il fumo trattenendolo in bocca. Appena, per errore il fumo si insinuò nei bronchi, si scatenò una tosse che ci mancò poco mi uscissero gli occhi dalle orbite ed i polmoni dalla bocca. Buttai tutto e stetti li guardare Stefano che continuando a fumare tranquillamente rideva di me. Gli chiesi da quanto tempo fumasse. Mi rispose che non si ricordava più, aveva iniziato rubando le sigarette alla mamma e successivamente alla sorella.

Io, per qualche tempo non ho più fumato grazie anche all’allontanamento di Stefano che preferì altre compagnie che a me non garbavano. L’ultimo anno di scuola dell’Avviamento P. a tipo agrario, ebbi per compagno tale Vincenzo M. il quale mi propose di unire le nostre piccole risorse per comprare qualche sigaretta (allora si vendevano anche sfuse) e fumarcela assieme. Notai che senza esagerare, potevo fumare anch’io e senza problemi di tosse. Iniziò l’abitudine a comprare una o due sigarette al giorno che fumavamo in società, sfruttando sino in fondo la sigaretta che compravamo senza filtro perché pensavamo al tabacco in più e non al fatto che con il filtro avremmo assorbito meno porcherie.

Finito il periodo scolastico e stante sempre scarse le mie risorse finanziarie carpivo saltuariamente qualche sigaretta a mio padre che fumava Alfa o Nazionali senza filtro (le Nazionali con il filtro nacquero un po’ più tardi). Ricordo che un pomeriggio non ricordo se festivo o meno ero al cinema Capitol che si trova accanto al “Roma”, nei posti denominati “Platea” ma non si trovavano in Platea ma nel soppalco come i moderni loggioni. Nella platea, invece i posti si chiamavano “Distinti”
Difatti chi andava in platea era considerato un pezzente o meglio quelli dei posti in “Distinti” si consideravano superiori o comunque benestanti. Comunque quel pomeriggio, mi presi un bel ceffone all’improvviso, da mio padre che mi aveva scorto per la prima volta con la sigaretta in bocca.

Finite le scuole, cominciai a fare qualche lavoretto ed i primi soldi che racimolavo il pensiero correva alle sigarette. Non tanto per un vizio che ancora non era radicato -almeno così penso che fosse – ma perché avere la sigaretta tra le dita un ragazzo si dava la sua importanza. Passeggiando con gli amici, si pavoneggiava con le ragazze. Faceva sembrare più adulti o meglio più grandi.Insomma fumare allora, ma anche per le ragazze, che comunque cominciavano più tardi dei maschi, era come si direbbe adesso:-Fico.

Direte:- Ma mai nessuno ti ha mai detto di smettere?

Avevo circa 18 – 19 anni. Stavo comprando le sigarette dal tabaccaio, don Peppino Morana a Palagonia, quando entra il mio medico curante Dr. Salvatore C. e mi sgrida dicendomi che fumare fa male che brucia i polmoni ed avrei fatto meglio a smettere subito. Per un attimo, ho sentito il rimprovero ma poi… il medico mi aveva detto quelle parole mentre teneva la sigaretta all’angolo della bocca!

Con gli anni, si rafforzò il vizio e non raramente la tosse mi sconquassava il petto. Ma io niente. Non desistevo dal fumare. Le sigarette furono sperimentate tutte. Dalle Mentolo italiane alle Salem americane. Poi Aurora, Super con e senza filtro, ancora prima Nazionali Esportazioni e Sax. Ricordo quelle Sax che fecero di una grossezza simile a mezzo sigaro toscano.
Infine venne fuori la MS le cui iniziali fecero sbizzarrire tanti a dar loro un significato diverso dall’originale che era solo Monopoli di Stato. Qualcuno tradusse in Morte Sicura. Dalla sua nascita e sino a quando smisi di fumare le MS furono le mie sigarette.

Incoscientemente fumavo, fumavo, invogliando anche chi mi stava attorno, familiari e non.
Per un lungo periodo il lavoro mi costringeva a stare sveglio la notte, quando il nostro organismo, macchina perfetta, che solitamente effettua funzioni di depurazione dei tessuti, digestione completa, e riequilibra i contenuti umorali preparando quelli da espellere il mattino successivo. Io con il mio fumare interrompevo queste funzioni, provocando il deperimento di organi e cellule del mio corpo che tramite stomaco e bronchi reagiva, provocandomi disturbi vari. Tutto ciò non mi fermava dal fumare. Spesso accendevo la sigaretta e subito gola e bronchi reagivano provocandomi una forte tosse. Buttavo via la sigaretta maledicendola e maledicendomi. Non trascorreva dieci, venti minuti e ne riaccendevo un’altra con lo stesso risultato. In più avevo anche i rimproveri del mio compagno di lavoro che spesso era un non fumatore e mi sopportava suo malgrado.
A casa fumavo ovunque, tranne in camera da letto e mai al buio. Anche se ho sempre usato il portacenere svuotandolo spesso, la casa odorava sempre di fumo e non sempre gradito agli altri.
Mi piaceva vedere quel fumo che si levava dalla sigaretta o che usciva dalle mie narici o dalla bocca.
Mi compiacevo del mio avvelenamento.

Avevo circa 40 ani quando iniziarono a diffondersi le notizie dei danni del fumo che ebbero, inizialmente un forte impatto nella mia mente. Cercai di abbandonare le sigarette. Più di una volta ho buttato via sigarette, fiammiferi, accendino.
Poi riprendevo a fumare. Cambiando attività, lavoravo al mattino e sperimentai di dare in custodia al mio compagno di lavoro sigarette e cerini dicendogli di darmene solo tre al giorno. Durava due giorni e poi………ricominciavo.
Le notizie sui tumori provocati dal fumo, dal cancro del fumatore, erano più diffuse e preoccupanti.

Dicevo:- Proprio a me deve succedere?

Nel mese di settembre 1992, avrei compiuto 46 anni il novembre successivo. Una sera di sabato mi prende un dolore all’altezza della spalla destra tanto da costringermi a sedermi sul divano della cucina (cosa che non facevo mai a causa del mio stomaco che mi dava fastidio in quella posizione). Mia figlia G. vedendomi e saputo il motivo mi chiede se deve chiamare la guardia medica. Rispondo che non è necessario ma osservandomi, capisce che è meglio chiamare qualcuno.
Arrivano due giovani Medici che dopo avermi visitato e fatta una iniezione antidolorifica, mi consigliano urgenti accertamenti radiografici al torace.

Alle prime lastra seguono quella della Stratigrafia e quindi T.A.C. e Scintigrafia ossea. Infine dopo altre analisi del sangue, urine, espettorato, eseguite in day-hospital, vengo ricoverato per altri prelievi. Una biopsia con prelievo toracico polmonare eseguita due volte, non soddisfa i medici del reparto Pneumologia dell’Ospedale Civico di Palermo. Una Broncoscopia toracica con prelievo completa questi accertamenti che ancora non danno esiti soddisfacenti.
Mi viene comunicato che occorre fare una biopsia a cielo aperto.
Mi devono aprire il torace e prelevare dei tessuti da analizzare. Siamo giunti ai primi di dicembre. Il dolore era stato tenuto sotto controllo con antidolorifici.

Nel frattempo avevo chiesto al Broncoscopista, un fumatore che si era ripromesso di smettere quanto prima, se dovevo troncare definitivamente con le sigarette e mi risponde che una ogni tanto potevo fumarla. Mi avrebbe avvertito lui quando lasciare completamente. Ciò avvenne tre giorni prima che fossi portato in chirurgia toracica per l’intervento.Devo dire che io ero arrivato a fumare 40 sigarette al giorno e mentre stavo ricoverato il desiderio era forte ma non era tanto la mia condizione o il permesso di fumarne una ogni tanto, datomi dal Medico Broncoscopista a farmi desistere dal fumare.

Quei fatti capitarono proprio al culmine di un periodo di sciopero da parte dei dipendenti del Monopolio di Stato. Il primo ed ultimo che si ricordi in Italia. Le sigarette era scarse. Le rivendite erano sprovviste e le scorte che stavano per finire le vendevano solo ai propri clienti. Quindi la scarsezza effettiva delle sigarette reperibili, mi aiutò a fumare poco.

Operato a dicembre, venni dimesso che ancora non si avevano i risultati della biopsia dei tessuti dei polmoni.
Già. Io sapevo di aver subito l’intervento per la biopsia. Invece vengo a conoscenza, successivamente, tramite mia figlia A. che l’intervento era stato deciso con il proposito che in caso di evidente tumore avrebbero asportato la parte di polmone ammalato. Ma evidentemente il tipo di tumore o meglio la conformazione di quel tumore ha fatto desistere i medici dall’asportazione perché non era su un’area racchiusa ma, come una nuvola di fumo, invadeva buona parte del polmone destro per cui decisero di fare solo i prelievi per stabilirne il tipo e richiusero. Infine sul certificato bioptico si leggeva che erano indecisi su due tipi di tumore a piccole cellule e mi consigliavano di recarmi presso un centro altamente specializzato e che, allora in Italia, scarseggiavano.

Fui consigliato di recarmi a Villejuif ( Parigi) presso L’institute Gustave Roussy.
La notizia, potete immaginarvi l’effetto che mi fece.
Senza risorse economiche e con disagi familiari aggiunti che non stò a spiegare, lo sconforto fu grande.
Ho conosciuto la bontà di tante persone a me vicine che mi hanno aiutato a superare le difficoltà dei viaggi in aereo, dei vari soggiorni, seguiti al primo in cui mi venne detto che il male era curabile senza la necessità dell’asportazione del polmone.
Iniziai a gennaio 1993 ed a giugno avevo ultimato la terapia non senza disturbi ed inconvenienti vari per non parlare delle broncoscopie di controllo subìte che di tutti gli interventi sono stati quelli che mi hanno provocato una fobìa essendo pratiche mediche molto invadenti.

La degenza con i periodici e soventi controlli iniziati a Villejuif e proseguiti a Palermo,dove mi venne stabilita la terapia continua, in parte a vita, mi ha molto stancato.

Per i primi 5 anni di terapia e controlli c’è stata sempre un’ansia ad ogni controllo. Ciò anche perchè saltuariamente, ho avuto periodi caratteririzzati da broncopatie con forti tossi tanto da provocarmi lussazioni alle costole.
Per ben tre volte la tosse insistente mi ha anche provocato svenimento per mancato raggiungimento dell’ossigeno al cervello.
Vi sono stati periodi di degenza a letto a causa appunto dei dolori intercostali e periodi di veglia notturna a causa dell’impossibilità a stare sdraiato, posizione in cui non potevo respirare.
Nottate intere seduto vicino al tavolo di cucina ove raramente mi appisolavo appoggiato sul tavolo.
Da allora i periodi critici si sono diradati ed ora, a parte, riacutizzazioni bronchiali di lieve entità, quello che mi provoca disturbi è la dispnea da sforzo. Al minimo sforzo che si tratti anche solo di una passeggiata o salire due o tre scalini, mi provoca un affanno ragguardevole. La mia terapia giornaliera costituita da broncodilatatori, cortisonici, diuretici, sospensioni antireflusso a causa di gastrite da medicine, anticoagulanti ed antibiotici all’occorrenza.

I controlli si sono fatti piu radi.

Il Broncoscopista Dr. Mario G. che ne 1992 stava smettendo di fumare, l’anno scorso – dopo 13 anni, stava ancora fumando.
Anche se scherzando, vista la confidenza creatasi in tanti anni, ho creduto di avere il diritto di redarguirlo facendogli notare che era un cattivo esempio per i pazienti.

Da non sottovalutare è l’effetto del fumo sul cuore. Il ferragosto del 2004, a causa dei battiti scesi a 42, vengo ricoverato d’urgenza al reparto Cardiologia sempre dell’Ospedale Civico di Palermo, ove, il giorno successivo, senza indugi, mi viene impiantato il Pacemaker a causa di Blocco Totale Atrio Ventricolare destro. Il cortisone assunto ha contribuito a farmi scendere le cataratte anzitempo provocandomi evidenti problemi di vista. Altra conseguenza. Medicine epatointossicanti, assunte per tanti anni mi hanno minato il fegato che stanco non riesce a fare più il suo lavoro regolarmente con le conseguenze del caso.

Ragazzi, pensate che valga la pena fumare per farsi belli davanti alle ragazze se poi loro stesse, magari vi allontaneranno, perché disgustate dall’odore di fumo di sigaretta che emanate?

Io erroneamente pensavo:- Se è vero che il fumo provoca il cancro, proprio a me deve capitare?

Voi invece dovete pensare:- Dato che è vero che il fumo provoca il cancro, potrebbe capitare proprio a me. Perché devo fumare?

ima-niccolo-tinnirelloA sinistra Nicolò a 47 anni, nel 1993 ima-niccolo-tinnirello2

A destra, in una foto più recente (del 2007), all’età di 61 anni

 

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