CONTESTO
La termoablazione a microonde è una forma, moderna e particolarmente efficace, di IPERTERMIA. Quest’ultima consiste in un trattamento che espone i tessuti del corpo ad alte temperature (fino a 45 °C). La ricerca medica ha infatti dimostrato che alte temperature possono danneggiare e uccidere le cellule cancerose, di solito provocando un minimo danno ai tessuti. Uccidendo le cellule tumorali e danneggiandone le proteine e le strutture interne, l’ipertermia può ridurre il volume dei tumori. L’ipertermia rimane ancora un trattamento sperimentale (utilizzato quasi esclusivamente negli studi clinici) e non è diffusamente disponibile.
Essa è quasi sempre utilizzata in associazione ad altri tipi di terapia, come la radioterapia e la chemioterapia. Quando la radioterapia e l’ipertermia vengono associate, esse vengono somministrate l’una dopo l’altra (e comunque con un intervallo di tempo minore di un’ora). L’ipertermia può aumentare anche gli effetti di alcuni farmaci antitumorali.
La maggior parte dei tessuti normali non sono danneggiati durante il trattamento se la temperatura rimane sotto i 43 °C. Tuttavia, a causa delle differenze nelle caratteristiche dei diversi tessuti normali, temperature più alte si possono raggiungere in alcuni punti dell’organismo. Questo può produrre bruciature, vesciche, fastidio locale e dolore. Le tecniche di perfusione possono provocare al tessuto normale compreso nell’area di perfusione edema e rigonfiamento dei tessuti, coaguli ematici, sanguinamenti ed altri danni; tuttavia, molti di questi effetti collaterali sono temporanei.
L’ipertermia “total body” può causare effetti collaterali più gravi, fra cui disturbi cardiaci e circolatori, anche se questi rimangono abbastanza rari. Al contrario sono spesso osservati, dopo ipertermia “total body”, diarrea, nausea e vomito. Fonte: www.alcase.it
Buona sera, dott Cappuzzo.
Vorrei conoscere il suo parere in merito alla termoablazione sulle metastasi epatiche.
Leggo che in diversi centri oncologici viene effettuata, anche su metastasi plurime, purché inferiori a 5 cm.
Nel mio caso ho chiesto per due volte a due oncologi diversi: il primo ha detto peste e corna di chi le effettua, definendoli pseudo-chirurghi.
Il secondo, pur riconoscendo che nel mio caso sarebbe stato tecnicamente possibile, me l’ha sconsigliata senza motivare.
Io da ignorante penso che, consapevole che si tratta di metastasi e che quindi non potrò mai guarire, intanto con la termoablazione si tolgono.
Finora ho fatto 3 anni di chemio e adesso sono entrata in uno studio sperimentale con il Poziotinib che, laddove funzionasse, lo fa a costo di grossi effetti collaterali.
Vorrei sentire il suo parere.
Grazie e cordiali saluti.
Anna B.
Nota
Poziotinib è un inibitore irreversibile della tirosina chinasi sperimentale, somministrato per via orale, che attacca le mutazioni EGFR e HER2 dell’esone 20.
Gentile Anna...
la termoablazione può essere indicata in alcuni contesti clinici ben precisi.
Non è vero che non serve e non è vero che risolve tutti i problemi.
Le sue indicazioni dipendono dalle caratteristiche del paziente, dalla diffusione e dal tipo di malattia, dall’andamento clinico della malattia (aggressivo o non aggressivo) e naturalmente dal grado di coinvolgimento del fegato.
Federico Cappuzzo MD
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