CONTESTO
Il cancro del polmone a piccole cellule, che costituisce circa il 15% dei tumori del polmone, è patobiologicamente e clinicamente distinto dal cancro non a piccole cellule. Istologicamente è caratterizzato da piccole cellule con scarso citoplasma, nucleoli assenti o poco appariscenti, necrosi estesa ed esprime marcatori neuroendocrini. Fa parte del gruppo dei tumori neuro-endocrini che formano uno spettro di malattie che va dai carcinoidi tipici al cancro a grandi cellule a quello a piccole cellule. Clinicamente si comporta in modo più maligno con un rapido tempo di raddoppio, e la formazione di metastasi precoci. Risponde rapidamente al trattamento citotossico, tuttavia tendea sviluppare presto resistenza. L’immunoterapia con inibitori del checkpoint sfrutta l’asse recettore/ligando PD 1 tra il tumore e le cellule T. Questa inibizione aiuta i tumori a eludere la sorveglianza immunitaria. Gli inibitori del checkpoint rompono questo asse legandosi ai ligandi PD 1 o al PD 1, impedendo così ai tumori di eludere il sistema immunitario. Ciò ha portato a notevoli risposte nei tumori. Gli effetti avversi immuno-correlati possono essere gravi, tuttavia si verificano a tassi molto più bassi rispetto alla chemioterapia citotossica. Recentemente, lo studio CheckMate 032 ha mostrato tassi di risposta impressionanti con Nivolumab e Nivolumab / Ipilimumab nel cancro a piccole cellule recidivante. IMpower 133, uno studio di fase 3 ha dimostrato che l’aggiunta di Atezolizumab a Carboplatino / Etoposide ha portato a un significativo beneficio in termini di sopravvivenza nel cancro estensivo a piccole cellule naive al trattamento.
Da: Immunotherapy in extensive small cell lung cancer
Buonasera dottore.
Mi chiamo Angela. A maggio 2020 a mio fratello di 44 anni, è stato diagnosticato un microcitoma con secondarismi ossei diffusi, una lesione al fegato, una al surrene e una encefalica asintomatica.
Ha da poco finito 4 cicli di chemio-immunoterapia ( carboplatino- etoposide + Durvalumab).
Nella tac di rivalutazione il tumore al polmone si è ridotto in maniera significativa, la metastasi del surrene è scomparsa, alcune lesioni ossee sono migliorate, quella encefalica continua ad essere asintomatica ed invariata.
L’oncologo dice di aver ottenuto eccellenti risultati dalla strategia terapeutica messa in atto.
La mia paura è che ho letto che il microcitoma dà inizialmente risposta alla terapia, per poi ritornare più aggressivo di prima. Quanto c’è di vero?
E l’immunoterapia, che farà per il mantenimento ogni 28 giorni, non servirà a tenerlo sotto controllo?
La ringrazio.
Angela
Gentile Angela...
il trattamento intrapreso di immunochemioterapia è al momento quello considerato più efficace nel controllare la malattia.
Tuttavia il microcitoma è una malattia che tende a recidivare con elevata frequenza e quindi il rischio di ripresa purtroppo esiste.
Il trattamento immunoterapico sicuramente riduce, ma non annulla, il rischio di ripresa e aumenta la durata di vita.
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Prof. Federico Cappuzzo
Direttore UOC Oncologia Medica 2
Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”
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