Buonasera Dottoressa Castiglia.
Vorrei un suo chiarimento in merito alla tossicità dei farmaci immunoterapici, in pazienti affetti da artrite e psoriasi. Ho letto che tali pazienti non sono ritenuti eleggibili all’immunoterapia, anche in presenza di elevato PDL-1.
Premetto che sono stata operata ( intervento radicale) ad aprile del 2019, ADK lobo inf. Destro, pt1N+M0 stadio 2/b, K-RAS + con espressione di PDL 1 > al 50% trattato con chemioterapia adiuvante.
Può un paziente, affetto da psoriasi ricorrente negli anni, beneficiare di immunoterapia in caso di recidiva? Io ne sono portatrice.
La ringrazio della sua preziosa risposta.
Sonia
Gentile Sonia ...
la ringrazio per la domanda, che ritengo possa essere interessante per molti pazienti affetti da malattie autoimmuni, come la psoriasi e l’ artrite reumatoide.
Le malattie autoimmuni, come immagino sappia, sono causate da un’ attivazione incontrollata del sistema immunitario che riconosce come estranei organi o altre parti del nostro corpo e comincia ad attaccarli, causando un’ infiammazione cronica.
L’ immunoterapia allo stesso tempo attiva anch’essa il nostro sistema immunitario, dirigendolo però verso le cellule cancerogene. Tuttavia, l’ attivazione del sistema immunitario può causare effetti collaterali anche seri che possono colpire diverse parti del corpo: colon (colite cronica), polmoni (polmonite), ossa (artrite).
Se ne deduce che, in pazienti già affetti da malattie autoimmuni, dove il sistema immunitario è già fortemente attivato, bisogna essere cauti.
I dati che abbiamo al momento sono pochi, anche perché tali pazienti sono stati esclusi a priori da tutti gli studi clinici che hanno portato i farmaci immunoterapici all’approvazione da parte degli enti competenti.
Tuttavia, la tendenza sta cambiando e credo che gli oncologi prendano adesso in esame i singoli casi, valutando la possibilità di tentare l’immunoterapia, osservando l’ andamento della malattia autoimmune del paziente in cura.
Ho letto di recente questo articolo di Pulmonology Journal QUI LINKATO che riporta diversi casi di pazienti con diverse malattie autoimmuni (tra cui anche la psoriasi) che sono stati trattati con l’immunoterapia senza aggravamento della patologia cronica autoimmune. Le riporto brevemente i due casi.
Caso 1
Gli autori presentano il caso di un maschio di 68 anni con diagnosi di carcinoma a cellule squamose, inizialmente in stadio IIIC (T4N3M0). Aveva una storia di lupus eritematoso sistemico asintomatico, diagnosticato all’età di 48 anni. Al momento della diagnosi di cancro ai polmoni, era in trattamento con idrossiclorochina e corticosteroidi per dislipidemia, BPCO e ipertensione. Il paziente è stato trattato in prima linea con doppietta platino e gemcitabina, dopo decisione in un incontro multidisciplinare, a causa delle grandi dimensioni del tumore. Docetaxel è stato utilizzato come terapia di seconda linea, dopo evidenza di progressione e, a causa dell’espressione negativa di PD-L1 sulle cellule tumorali, Nivolumab è stato avviato dopo la progressione della malattia. Dopo quattro mesi di immunoterapia, senza effetti avversi o riacutizzazioni del lupus, la conferma della progressione ha portato alla sospensione della terapia.
Caso 2
Viene descritto un maschio di 63 anni con diagnosi di carcinoma a cellule squamose, inizialmente stadio tumorale IVA (T2bN3M1a), dovuto a metastasi mediastiniche controlaterali pleuriche, polmonari e gangliari. Il paziente aveva una storia di psoriasi da quando aveva 50 anni e abitudine al fumo. Al momento della diagnosi di cancro ai polmoni, la sua malattia autoimmune attiva (AD) era stabile solo con la corticoterapia topica. Il paziente è stato trattato in prima linea con doppietta di platino e gemcitabina e, dopo la progressione della malattia, a causa dell’espressione negativa di PD-L1 sulle cellule tumorali, Nivolumab è stato iniziato come terapia di seconda linea. Il paziente è attualmente al 6° mese di immunoterapia, con stabilità del quadro clinico. Durante l’intero corso del trattamento con nivolumab, la sua psoriasi è rimasta stabile senza la necessità di immunosoppressione sistemica.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa
Virginia Castiglia
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