Il PDL1 test è un esame  ormai standardizzato in ogni  centro oncologico ?

Il PDL1 test è un esame ormai standardizzato in ogni  centro oncologico ?

Buon giorno, le scrivo perché fortemente angosciata per mio fratello cui è stato diagnosticato un adenocarcinoma polmonare al  IV stadio, con metastasi ossee multiple e diffuse su molteplici segmenti scheletrici. La biopsia, eseguita da una metastasi sternale, ha fornito questi risultati :  EGFR=WT , ALK=WT, PD-L1 = <1%.  Il paziente, uomo di 50 anni non fumatore, è da tempo affetto da insufficienza renale ( mai stato in dialisi ) e al momento ha un valore di creatininemia di 3,8.  I medici,  dai risultati della biologia molecolare, hanno  proposto come unica terapia, la chemioterapia tradizionale fatta però con un solo chemioterapico e non con la tradizionale doppietta, a causa dei suoi problemi renali.

Le domande che le pongo sono queste:

  1. Il test PD-L1 è un esame operatore-dipendente o la sua valutazione è ormai standardizzata in ogni  centro oncologico ?
  2. Un valore di PD-L1 = <1% è veramente cosi’ limitante per un attacco con l’immunoterapia ?

Siccome a giorni mio fratello dovrebbe iniziare la chemioterapia, volevo sapere un suo parere sull’iter intrapreso e se ritiene che possa essere utile ripetere la valutazione del PD-L1.  La ringrazio anticipatamente.

Meny Valle

Cara Meny...

la ringrazio per le domande interessanti che mi permettono di coprire una questione, per la quale, in tutto il sito di ALCASE, non esisteva risposta.

Alla prima parte della prima domanda, la risposta è no: il test PD-L1 non è un test operatore dipendente in senso stretto, anche se, ovviamente, la corretta esecuzione del test è sempre in mano e nella responsabilità di una persona e di un laboratorio.  La sua misurazione, tuttavia, non è ancora standardizzata (almeno a mia conoscenza) presso i principali centri nazionali, come avviene per il test EGFR ed ALK (https://www.alcase.eu/centi-medici-validati/).  Ad oggi esistono solo delle raccomandazioni delle principali società scientifiche italiane per l’utilizzo di alcuni kit commerciali, piuttosto che altri, come può leggere lei stessa da questo documento:

Per quanto riguarda la seconda questione, la positività del PD-L1 non è condizione necessaria perché si possa fare immunoterapia (ad esempio, per il farmaco Nivolumab la stessa esecuzione del test non è obbligatoria).  Il problema nasce dal fatto che l’unico farmaco immunoterapico approvato in prima linea (come sarebbe il caso di suo fratello) è il Pembrolizumab (per il quale la positività del PD-L1 test è invece obbligatoria).

Cosa fare nel caso del fratello?…

Certamente far ripetere il test in un altro laboratorio, soprattutto se appartenente ad un centro di ricerca avanzato in oncologia, non è una cattiva idea.  Dopo di che, se la negatività è ancora confermata, si potrebbe accettare la chemio (con molta precauzione stante la severa insufficienza renale), pronti a passare al Nivolumab in caso di mancata risposta.

Cordialmente,

Gianfranco Buccheri

GIANFRANCO BUCCHERI

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