Radioterapia toracica palliativa

Radioterapia toracica palliativa

CONTESTO

Fonte AIMAC

La radioterapia, che ha trovato sempre più vasta applicazione in medicina a scopo terapeutico, consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia con l’intento di provocare la morte delle cellule tumorali, cercando al tempo stesso di preservare il più possibile le cellule sane.
Le modalità più diffuse di applicazione a scopo terapeutico sono:

la radioterapia a fasci esterni (detta anche transcutanea), che consiste nell’irradiare la zona interessata dall’esterno, utilizzando, nella maggior parte dei casi, un acceleratore lineare (LINAC);
la brachiterapia , che significa letteralmente ‘terapia da vicino e consiste nell’introdurre la sostanza radioattiva nelle vicinanze o all’interno del tessuto da trattare;
la radioterapia intraoperatoria (o IORT) in cui una singola, alta dose di radiazioni è somministrata nel corso dell’intervento chirurgico, permettendo l’irradiazione del letto tumorale direttamente dopo l’asportazione del tumore;
Controindicazioni radioterapia toracica la terapia radiometabolica, che consiste nell’utilizzo a scopo terapeutico di radiofarmaci metabolizzati dall’organismo. Per motivi di radioprotezione, visto che utilizza sorgenti radioattive non sigillate, si esegue in regime di ricovero protetto in camere adeguatamente allestite per scopi radioprotezionistici;
l’adroterapia, che utilizza radiazioni costituite da fasci di particelle molti pesanti (protoni, neutroni o ioni) di altissima energia, che consentono di depositare la dose in una zona molto ristretta.
L’alta energia utilizzata, notevolmente più elevata rispetto a quella che si usa in diagnostica per le normali radiografie, porta a morte le cellule tumorali presenti nell’area irradiata, impedendone così la fase di crescita e di moltiplicazione, ma contemporaneamente danneggia le cellule normali dei tessuti sani circostanti. Tale danno, la cui entità dipende dalla sede su cui sono dirette le radiazioni, è riparato dalle stesse cellule sane nel corso di poco tempo dopo la conclusione del trattamento.


Stim.mo dottore,
nel caso di un adenocarcinoma localmente avanzato di origine verosimilmente polmonare nel mediastino che avvolge a manicotto l’esofago, se viene inserita una endoprotesi metallica autoespandibile semi rivestita per allargare l’esofago, è possibile eseguire la radioterapia?
Selene

Gent. Selene...

la protesi endoesofagea viene posizionata per trattare la disfagia, ovvero la difficoltà/dolore nella deglutizione, causata dalla compressione o infiltrazione dell’esofago per una lesione tumorale. La presenza dell’endoprotesi di per sè non rappresenta una controindicazione alla radioterapia. Molto spesso infatti le due procedure vengono associate.
In alternativa, la radioterapia può essere erogata a livello della lesione tumorale senza posizionamento della protesi, con lo stesso intento.
Se la sintomatologia (disfagia) è risolta dal posizionamento della protesi, la radioterapia può essere ritenuta non indicata, ad esempio se le condizioni generali del paziente sono scadute, se lo stadio di malattia è molto avanzato o se l’aspettativa di vita è breve.


Marco Trovò

Cordialmente

dott. Marco Trovò
Direttore S. O. C. di Radioterapia Oncologica
Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Centrale, Udine

NON SARANNO INOLTRATE ULTERIORI DOMANDE/ARGOMENTI DI DISCUSSIONE AL DR. TROVÒ
(che ha dovuto sospendere la collaborazione con ALCASE per impegni personali).

Dal 10/9/22, IL BLOG “IL RADIOTERAPISTA RISPONDE”
E’
 MANTENUTO DALLA PROF.SSA SARA RAMELLA A QUESTO LINK:
https://www.alcase.eu/radioterapista-oncologo-blog/

 

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