Il consenso informato

Il consenso informato

Buongiorno avvocato,
Mio fratelloè stato operato la settimana scorsa di tumore al polmone sinistro, con rimozione di metastasi al mediastino…..
In questi giorni il chirurgo toracico consegnerà il referto istologico, estremamente negativo.
Poiché il paziente, seguito a livello psicologico, è fortemente depresso ed in terapia con farmaci, vorremmo che gli fosse risparmiata la crudezza della diagnosi, impegnandoci noi familiari comunque a fargli seguire al meglio qualsiasi terapia oncologica..
Il chirurgo si oppone a questo e vuole “ informarlo”…
C’è un modo legale di opporsi a questa cruda quanto inutile crudeltà? Abbiamo ragione di temere… un gesto estremo…
Grazie per la risposta.
Franco

 

Gentilissimo Franco...

comprendo benissimo la sua preoccupazione.
Innanzitutto, come ben sa, è diritto dovere nella relazione medico-paziente informare e ottenere consenso informato.
L’articolo 30, quarto comma, del nuovo Codice Deontologico prevede che le informazioni riguardanti prognosi gravi o infauste, o tali da poter procurare preoccupazioni e sofferenze particolari al paziente, devono essere fornite con circospezione, usando terminologie non traumatizzanti, senza escludere mai elementi di speranza.
Il medico, dunque, non deve compromettere l’equilibrio psicologico del malato, equilibrio che, oltre ad essere un  diritto tutelato dalla legge, è un fattore fondamentale, capace di incidere positivamente sul decorso della malattia.
Le assicuro che i medici, se danno una brutta notizia, al tempo stesso spiegano tutti i percorsi da seguire e questo è solo un bene per un ammalato che così ha motivo e speranza.
Pensi, al contrario, di vedersi ogni giorno che passa sempre più debilitato e non comprenderne la causa. Sono solo pochi i casi in cui vi è eccezione al consenso informato e precisamente in caso di urgenze, in caso di minori e in caso di persone incapaci di intendere.
Il mio primo suggerimento è esporre queste preoccupazioni direttamente al medico incaricato di informare che sicuramente saprà come interagire ed esprimersi proprio per mantenere alta la speranza, pur dando una diagnosi e un percorso terapeutico. Magari chiedendo la presenza al colloquio anche di specialisti psicologi che negli ultimi anni hanno eccellentemente seguito i malati oncologici.
Altra possibilità e farsi delegare dal paziente. Il paziente può, infatti, rilasciare delega scritta al parente che, in tal modo, riceverà tutte le informazioni. La delega è indispensabile.
Se, invece, ritenete che in questo periodo le facoltà psichiche del malato siano tanto fragili da non permettere un equilibrato e corretto discernimento, potreste munirvi di una relazione psichiatrica valida, evidenziando il precario equilibrio e il fondato timore che il paziente, se venisse informato, potrebbe non solo non comprendere ma addirittura avere una reazione estrema mettendo a rischio la sua stessa vita. Dico potreste, perchè la legge è chiara. Il paziente, in questo caso dovrebbe essere dichiarato incapace di intendere e di volere, anche temporaneamente, ma dovete dimostrarlo con apposita certificazione medica e provvedimento del giudice. Trattasi di un argomento molto delicato in cui va rispettato il paziente che ha il diritto di sapere, decidere e autodeterminarsi. Considerate il rischio ( anche penale) cui verrebbe sottoposto il medico e, purtroppo negli ultimi anni sembra essere diventata una moda denunciare e citare per danni i medici . Quindi è legittima la loro preoccupazione.
Considerate cosa realmente vorrebbe il vostro parente e non credo essere tenuto all’oscuro. Spesso in ognuno di noi si nasconde una forza che non sapevamo nemmeno di avere. Ovviamente tutto diventa più semplice se è il paziente stesso a delegare un familiare.

Spero di essere stata utile e illuminante.
Provvederò a fare ricerche se vi sono stati casi giurisprudenziali proprio sulla questione consenso informato e in ogni caso mi sento di dirvi che la speranza non bisogna MAI perderla.

Vi auguro ogni bene

 


Cordialmente,
avv. Mara Piscitelli

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